Vannacci: un altro «delitto di pensiero»

Il Generale Roberto Vannacci

Come al solito, quando qualcuno esprime le proprie idee che sono diverse da quelle che ufficialmente devono essere accettate viene condannato senza processo; e ciò non solo da coloro che si sentono colpiti da tali idee, ma anche da coloro che dovrebbero essere super partes, che dovrebbero difendere non dico le idee espresse, ma il fatto stesso che siano state espresse.

Mi riferisco ovviamente al libro del Generale Vannacci, Il mondo al contrario, in cui esprime chiaramente e spietatamente le proprie idee sulla dittatura della minoranza nella quale volenti o nolenti siamo immersi.

Il suo libro ha un valore enorme: quello di ristabilire la verità e di dire le cose come stanno. Siamo ormai in una società in cui la libertà di parola e di pensiero non esiste più. Molti anni fa, ormai, non ci siamo ribellati a quello che considero sia stato il primo segnale di questa dittatura: il divieto di usare la parola «negro». Per millenni l’abbiamo usata, qualcuno con disprezzo, altri – quasi tutti – semplicemente per definire quelle persone che hanno una pelle di colore diverso dal bianco.

Abbiamo taciuto e non ci siamo opposti a questa imposizione ideologica che ha sicuramente radici nell’Europa – anzi, nella UE – e man mano, silenziosamente, siamo arrivati al non poter più esprimere opinioni in molti campi. Ad esempio, ed il Generale Vannacci lo dice esplicitamente, sugli omosessuali. Dei quali non si deve dire che bene, perché se si fa il contrario si viene condannati.

In rete potete trovare tutto il materiale che desiderate sulla vicenda del libro e anche il libro, in pdf o su carta, quindi mi fermo qui. Vorrei fare solo alcune considerazioni.

La prima è che non appena il libro è stato pubblicato il Generale è stato condannato senza processo, fatto che costituisce la prova più evidente della dittatura in cui siamo immersi.

La seconda è che è stato condannato dal suo ministro, uomo sedicente di destra, che invece di esaminare con calma la situazione lo ha rimosso immediatamente dal comando dell’Istituto che presiedeva. Cosa veramente esecrabile.

La terza è che lo scopo di questo libro può essere interpretato in vari modi, ma questa è la mia interpretazione, o meglio quella che considero la principale: il fatto che un generale, persona con grande esperienza e sicuramente intelligente, pubblichi un libro del genere, sa a cosa va incontro.

Se lo ha fatto è per lanciare un segnale al mondo politico: state attenti, non tirate troppo la corda. L’Esercito o almeno una sua parte non è con voi, non è d’accordo con questa continua erosione della democrazia che stiamo soffrendo da troppo tempo.

Sto esagerando? Non credo. Sicuramente questa deriva di valori che ci viene imposta (e che ci chiede l’Europa, anzi, la UE) deve essere arrestata; questa tendenza verso la dittatura della minoranza che inevitabilmente porterebbe alla distruzione della società deve essere invertita.

Questa mattina, nella rassegna stampa di Radio24, Giulia Crivelli ha ovviamente preso le distanze dal libro e non ha potuto fare a meno di far notare che è pieno di refusi ed errori. Quando si dice «guardare il dito invece della luna»…

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Chi è il Generale Vannacci: Roberto Vannacci è un generale italiano, già comandante della Task Force 45 durante la Guerra in Afghanistan. Ha ricoperto i ruoli di comandante del 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin”, comandante della Brigata Paracadutisti “Folgore” e comandante del contingente italiano nella Guerra civile in Iraq. Anni fa ha fatto un esposto alla magistratura sollevando il caso dei danni da uranio impoverito subiti dai soldati italiani che lo hanno usato nel munizionamento. Tali esposti sono stati ignorati.

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