Viva il latino

Nicola Gardini, Viva il latino

Nicola Gardini, l’autore, insegna letteratura italiana ad Oxford, e ci narra in quest’opera il suo amore per il latino, e non solo. Ci spiega in termini accessibili anche al non specialista il perché lo studio del latino sia non solo affascinante, ma necessario per capire chi siamo.

Una lingua infatti, oltre a costituire la modalità di espressione dei propri bisogni ed aspirazioni, è veicolo della civiltà che la produce e contribuisce, in larga misura, a formarla, a svilupparla, a darle una direzione. Le nostre azioni sono frutto del nostro pensiero – quando pensiamo e non siamo travolti dall’istinto – e il modo in cui pensiamo è frutto anche delle parole e della costruzione della frase nella lingua in cui il pensiero è prodotto.

A proposito del latino, ho letto altrove che il modo in cui la frase viene costruita in quella lingua impedisce di dire cose senza senso, perché per utilizzarne le coniugazioni e le declinazioni è necessario avere ben chiaro ciò che si vuol dire prima di aprire la bocca. Santa ingenuità! Come se la società romana fosse stata una società basata sulla logica e sulla salda motivazione delle scelte effettuate, dai politici e dai singoli cittadini. Seppelliamo pietosamente questa visione astratta del latino.

Un punto sul quale Gardini insiste, è la constatazione della continuità tra latino e lingue neolatine. Continuità che parte da lontano, da molto prima della formazione delle lingue post-latine. Il latino scritto di Cicerone infatti non era il latino «del popolo»; Gardini è consapevole del fatto che nemmeno Cicerone parlasse, nei suoi rapporti quotidiani, in ciceronese. Sicuramente quando usciva dal tribunale e andava a fare uno spuntino, non si rivolgeva al gestore del thermopolium nella lingua usata nelle Orationes. Come, d’altra parte, il Manzoni nella vita di tutti i giorni parlava in milanese puro, nonostante avesse sciacquato i suoi panni in Arno.

In ogni caso se noi europei oggi pensiamo in un certo modo, se siamo stati in grado di costruire una civiltà sia esteriore che interiore di indescrivibile portata, lo dobbiamo certo a tanti fattori, ma tra questi c’è senza dubbio la lingua latina. E non dimentichiamo che anche il cristianesimo ci è giunto attraverso la mediazione del latino. Il messaggio di Cristo si è diffuso in Europa e poi nel mondo attraverso la sua traduzione nella lingua di Roma. E attraverso il latino ha assunto una dimensione universale. La sua stessa teologia, i suoi stessi riti, fino a tempi recenti sono stati espressi in latino.

Un altro punto interessante dell’opera, e che condivido totalmente, è la contestazione dell’uso che si fa oggi del concetto di utilità. Gardini contesta in modo deciso questo concetto usato un po’ ovunque e un po’ da tutti in quest’epoca appunto utilitaristica ed economicista. Se dovessimo imparare solo ciò che è utile dovremmo imparare ben poco; il contrappasso dell’enorme quantità di tempo libero che avremmo sarebbe però costituito dalla scomparsa della civiltà.

In ogni caso la migliore recensione di questo libro coincide con il suo ultimo capitolo: «Elogio a mo’ di congedo della lingua inutile». Un capitolo che, se deciderete di leggere l’opera, potete tranquillamente leggere a mo’ di introduzione.

Potrebbero interessarti anche...